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KATUMA - IL GIOCO DEL POTERE
Cap. 1
L'eco dell'ultima battaglia contro Janemba si era da poco spento nel Regno dei Morti governato saggiamente da Re Enma e tutto era tornato alla normalità. Chi doveva stare negli Inferi ci si trovava, chi doveva essere “purificato” era stato in tal modo trattato e rimandato sul pianeta dal quale era perito perché potesse con una nuova vita giusta guadagnarsi il Paradiso i cui verdi prati, tempestati da mille colori e pace e armonia, ospitavano allegre anime spensierate. Tutto tornato come prima … o no.
Un angolo cupo, tetro e carico di oscurità penetrata da strani bagliori violacei attese il suo “risveglio”. Un po' perplesso si rese conto di essere steso su una sorta di altare di pietra e, soprattutto, di avere un corpo che tuttavia non era in grado di muovere. Nemmeno gli occhi riusciva a controllare eppure aveva spostato il proprio sguardo intorno a sé per capire dove diavolo fosse finito, cosa stava accadendo questa volta?
“Ma cosa?...” tentò di articolare ma non furono le sue labbra a profferire verbo bensì la sua sola mente eppure giunse ugualmente una risposta.
“Re Enma commette sempre lo stesso errore, non sa governare questo posto con polso fermo e la giusta lucidità. In altre parole, non è adatto. Per l'ennesima volta si è scordato di te, Vegeta, ma io no”.
Una voce che proveniva da ovunque e da nessun posto allo stesso tempo, non capiva il saiyan cosa stesse succedendo e questo non fece altro che irritarlo.
“Chi sei?” chiese il principe in tono brusco. Non poteva certo ammettere con se stesso che provava un vago senso di timore. Odiava ciò che non capiva e quella situazione era decisamente anomala.
“Più che “chi” dovresti chiedere “cosa”” si sentì rispondere dopo una bassa risata mente una specie di sfera opalescente compariva all'improvviso fluttuando nell'aria. Vegeta l'osservò ma rimase in silenzio, non era così stupido da non sapere che era una mera frase retorica. La spiegazione sarebbe presto arrivata.
“Io sono un demone progenitore della morte, esattamente come Re Enma. Per essere precisi io e lui siamo fratelli” fu infatti la sorprendente spiegazione. Vegeta trasalì, a dire il vero solo con lo spirito dato che il corpo era lì come optional.
“Capisco, e sei venuto qui per gingillarti con una nuova tortura di espiazione sul sottoscritto?” chiese con tono secco quanto lo schiocco di una frusta.
“Vegeta, suvvia mi deludi. Ti facevo più intelligente ma, forse, l'essere relegato a penare per l'eternità come solo spirito, quando i tuoi antichi nemici ancora posseggono un corpo, ha inacidito il tuo orgoglioso carattere” fu la risposta sardonica del demone alla quale solo un basso ringhio frustrato diede seguito.
“Sono venuto per rimettere in ordine le cose, saiyan. E tu sei uno dei problemi di questo “mondo”. Non dovresti essere ridotto a solo spirito vagante nel nulla, un angolino dimensionale. Re Enma dovrebbe avere la creanza di non scordarti nell'armadio come si fa con una vecchia scopa e tenerti come riserva da gettare in campo quando Son Goku, o qualche altro suo prediletto, si trova in difficoltà” iniziò a spiegare mentre la sfera prendeva a fluttuare avanti e indietro davanti al naso del saiyan.
“E sentiamo tu cosa mi riserveresti invece?” ebbe comunque la sfrontatezza di rispondere Vegeta. Rammentava, a conti fatti, che prima di saltare in aria contro Majinbu aveva chiesto a Piccolo che fine avrebbe fatto una volta giunto nell'aldilà e lui gli aveva spiegato che la sua anima sarebbe stata purificata, la memoria cancellata, e sarebbe divenuto un'altra persona ma a conti fatti niente di tutto questo era successo.
“Ciò che ti spetta, saiyan. Hai eliminato troppe persone nel corso della tua vita ed una sola azione compiuta sulla Terra non può redimerti per il male fatto ma è anche vero che ne hai compiuta una seconda contro Janemba e di questo Re Enma avrebbe dovuto tenere conto. Del resto consente ad un mezzo demone come Piccolo di godersi un'eternità nel Paradiso. Lo sapevi che Darbula pure lo ha messo lassù?” concluse infine, lasciando in sospeso la questione proprio perché le sue parole mettessero il veleno del dubbio nella mente del principe.
Vegeta, ne avesse avuto la possibilità, avrebbe contratto la mascella per il disappunto.
“Comunque sia, per risponderti ti concederei una scelta: purificazione dell'anima con cancellazione della memoria e nuova vita o la facoltà di mantenere il tuo corpo. Anche se dovrai restare negli inferi ti saranno risparmiati diversi supplizi che invece hai fin'ora patito. Trovo aberrante che, dati i tuoi ultimi atti in vita, tu venga punito ben più di Freezer & Co.”.
Il saiyan rimase in silenzio per un po', che nel regno dei morti potevano essere un paio di minuti o un mese intero tanto perdeva di importanza lo scorrere del tempo, prima di rispondere asciutto.
“Che cosa vuoi da me?”.
Lapidario quesito posto da qualcuno che sapeva perfettamente che quella sorta di apparente equità e giustizia avrebbe avuto comunque un prezzo.
“Niente di complicato, principe. Mio fratello deve essere destituito e non voglio sconvolgere ulteriormente l'equilibrio malandato di questo posto, solo porvi il giusto ordine, pertanto intendo farlo senza battaglie e scontri di sorta ma per via, come dire, diplomatica. Tu mi consegnerai il Re Kaio della tua galassia, l'unico passato a miglior vita dopo il vostro scontro con Cell, ed io lo userò come “mediatore” per convincere mio fratello a farsi da parte” fu la placida risposta.
Il saiyan meditò ancora, se quel demone era riuscito a porlo innanzi al proprio corpo ma tenerlo ancora “sganciato” da esso voleva dire che in ogni caso i suoi poteri suoi morti erano enormi. Aveva realmente il controllo sulle anime, maledizione. In fondo chi governasse nel regno degli inferi gliene fregava ben poco l'unico problema era se avesse un senso fidarsi o meno. Quali garanzie aveva che non lo lasciasse esattamente come si trovava ora?
- continua -************************************
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