KATUMA - IL GIOCO DEL POTERE

Capitolo 2

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    KATUMA - IL GIOCO DEL POTERE
    Cap. 2


    Farfalle multicolori svolazzavano un po' ovunque ed un prato dal verde più intenso ospitava ora le sue membra stanche. Goku si passò il polso destro sulla fronte madida di sudore. L'allenamento quel giorno era stato piuttosto severo ma anche proficuo. Doveva ammetterlo, Re Kaio del Nord riusciva sempre ad inventarsi un esercizio nuovo e più efficace del precedente. Sospirando soddisfatto acconsentì, con un cenno del capo, alla conclusione degli esercizi salutando il compagno di allenamenti per poi lasciarsi scivolare a terra e stendersi con le braccia sotto la testa. Non era mai stato un tipo particolarmente riflessivo ma negli ultimi giorni gli capitava spesso di ripensare allo scontro che si era consumato, in quei luoghi, contro Janemba. Cavoli era stata veramente dura batterlo. Corrugando la fronte perplesso si rammentò di Vegeta. Lo aveva visto strano. Si era comportato come al solito per certi aspetti ma non era da lui sorridergli, di solito faceva l'offeso a morte, invece era quello ciò che era successo nel momento in cui era tornato solo spirito e si erano salutati. Gli dispiaceva che fosse andata a finire così e non aveva mentito quando gli aveva detto che sperava di rivederlo presto anche se, a ben rifletterci, non sarebbe stato possibile.
    “Vegeta” disse semplicemente con un pizzico di rimpianto nella voce. Avrebbe sinceramente voluto poter fare qualcosa per colui che comunque considerava un amico ma a dire il vero non aveva idea del cosa. Accidenti, con tutto quel pensare si era dimenticato di una cosa importante.
    “Urca che fame!” sbottò infatti balzando in piedi. Doveva trovare qualche nuvola saporita da ingurgitare.

    In quello stesso istante, in una dimensione distante eppur vicina, l'oggetto dei pensieri del guerriero era alle prese con un bel dilemma. Per il Principe la tentazione di accettare la proposta del demone progenitore, infatti, era forte. Avrebbe potuto conservare ancora un corpo, non ci pensava neanche lontanamente all'idea di venire “purificato” lui non voleva perdere la propria identità. Del resto che cavolo Darbula spedito nel Paradiso era veramente assurdo. Su Piccolo non si formalizzava sapeva bene che in fondo in lui si era unito il Supremo della Terra, e già solo questo gli attribuiva uno status diverso da quello degli altri estinti, ma Darbula …
    “Bei discorsi, non c'è che dire e mi hai quasi convinto, lo sai? Ma a me chi garantisce che poi manterrai la parola? Non intendo servire altri padroni, sia chiaro” sentenziò in tono deciso. “Suppongo che tu abbia scelto me perché Re Kaio non diffiderebbe del sottoscritto se lo avvicinassi ma, detto in tutta franchezza, a me delle vostre beghe di potere non frega molto. Se un po' ho capito come funziona da queste parti lo troverò in compagnia di Kaharoth e mi spiace ammetterlo ma se lui si mette di mezzo finirò con il prenderle” concluse poi con una palese vena d'irritazione nella voce.
    Il demone si concesse una divertita risata, quasi contagiosa ed era strano perché Vegeta non ci trovava niente di divertente in quella faccenda, semmai di assurdo.
    “Ovviamente sceglieremo il momento più opportuno, non c'è fretta saiyan. Basterà attendere che Son Goku sia spedito negli Inferi a fare lo spazzino, evento che non dovrebbe accadere se le cose fossero gestite in modo consono da mio fratello ma questa è una sottigliezza che ora torna a nostro vantaggio. In ogni caso mi chiedi garanzie, vediamo …” disse in tono meditativo la voce prima che Vegeta si ritrovasse catapultato nuovamente nel proprio corpo di cui ora aveva padronanza assoluta. Sorpreso il guerriero provò a flettere gli arti con prudenza prima di tirare su il busto e restare per un po' seduto sulla pietra su cui era stato steso.
    “Ora possiedi di nuovo un corpo e hai cessato di essere solo spirito. In questo limbo dimensionale nessuno potrà privartene finché io stesso esisterò in quanto qui sono io a dettare le leggi dell'esistenza. Al di fuori di questa “bolla”, tuttavia, potrai preservarlo solo per tre ore terrestri perché lì governa ancora Enma ed io non posso andare oltre. Non temere, ti saranno sufficienti per portare a termine il tuo compito” spiegò il demone con estrema praticità prima di soggiungere “Come garanzia ti lascio questo” facendo comparire dal nulla una pergamena con inciso il nome del saiyan e una breve postilla che sanciva una “dispensa” per una riduzione della pena negli Inferi e il mantenimento del corpo, con tanto di timbro ed un nome: Katuma, che Vegeta studiò con attenzione.
    “Prendila. Re Kaio in persona potrà confermarti che se divenissi Re degli Inferi quella diverrebbe valida a tutti gli effetti. Cosa decidi?”.
    Il saiyan sogghignò brevemente mentre gli occhi scuri luccicavano di un'indefinibile emozione. Non pensava Vegeta, temeva che fosse controproducente farlo, aveva stabilito che avrebbe agito sempre all'istante senza ragionamenti, temeva infatti che Katuma o come diavolo si chiamava avesse, come Kaioshin, la facoltà di leggere la mente e non voleva permetterglielo.
    “Ci sto. Come e quando procediamo?” chiese in tono fermo e determinato ottenendo una risata sommessa in risposta.
    “Non avere fretta, ti avviserò io quando sarà il momento. Per ora goditi la tua “corporeità” e allenati pure se lo desideri. Suppongo la solitudine non ti rechi disagio” e prima che il saiyan potesse replicare la sfera d'energia sparì lasciandolo solo a rimuginare nel nulla ovattato di quella strana dimensione.

    - continua -

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    La storia è proseguita in virtù della scelta operata qui
     
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