KATUMA - IL GIOCO DEL POTERE

Capitolo 3

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    KATUMA - IL GIOCO DEL POTERE
    Cap. 3


    Il tempo in quel dannato posto non solo non passava ma aveva perso il connotato di se stesso. Per questo, e non solo, Vegeta menava calci e pugni all'aria a ripetizione avvertendo un senso di frustrazione sempre più crescente. Katuma si sbagliava, è vero non soffriva di certo la solitudine era un tipo che ci sguazzava dentro ma il non sapere cosa diavolo succedesse fuori da quella bolla lo faceva innervosire.
    Tre ore, solo tre gli erano concesse per portare a termine la missione. Per altro il non poter architettare lui il piano ma dipendere dalle scelte del demone progenitore lo urtava nel suo stesso ego guerriero. Lui che amava avere il controllo di ogni situazione era lasciato nell'ignoranza e sospettava che fosse una cosa dannatamente voluta.
    All'improvviso detonarono nello spazio quelle semplici parole.
    “ll tempo dell'attesa è concluso, saiyan”
    *Eccolo, era ora* pensò Vegeta, voltandosi di scatto cercando di capire da quale direzione arrivasse la voce ma come la prima volta più che udirla l'aveva percepita nella mente. Fu comunque lesto a dar parola ad una semplice domanda.
    “Dove sei?” chiese, infatti. Qualche istante e una sfera d'energia si materializzo, come d'incanto, innanzi a lui.
    “Invero sono sempre stato qui, sospeso nel tempo e nello spazio, dove tu non potevi vedermi. Sono soddisfatto, non ti sei crogiolato in mollezze ed ho potuto appurare i tuoi progressi. Hai ritrovato un buon controllo della tua aura spirituale e del tuo corpo e là fuori ti sembrerà ancora più normale usarlo. Sì, ora sei pronto ed anche io” disse semplicemente con tono piatto e suadente.
    “Pronto per portarti Re Kaio?” chiese il principe con un lieve sogghigno ironico, prima di sedersi su quel letto di pietra che aveva visto il suo risveglio, incrociando le braccia sul petto.
    Katuma non parve dare peso alla vena polemica nel tono del suo alleato. Era superiore a questo, quanto Vegeta non poteva nemmeno paventare.
    “La sfacciataggine insita nel tuo carattere può tornare utile per la missione che ti accingi a compiere, per questo ti è concesso di curarla, ma con me è del tutto inutile sappilo”.
    C'era una vena di rimprovero nel tono di quella voce sconosciuta che Vegeta non era ancora riuscito ad inquadrare. Del tutto inusuale, non somigliava a niente che il suo orecchio avesse mai udito. Comunque fosse si limitò a liquidare la cosa con un'alzata di spalle mentre il demone proseguiva.
    “Ti confido che non sei il solo disposto a collaborare, presto scoprirai i nostri alleati a tempo debito. Per ora sappi che mi sono occupato di tenere sia Goku che Paikuhan lontano da Re Kaio del Nord. Gli altri guerrieri non sono al tuo livello e comunque non è previsto che tentino di ostacolarti, se giochi bene le tue carte. Lascio a te il come convincerlo a seguirti ma nessuno deve sospettare cosa sta accadendo e, soprattutto, non deve essergli fatto alcun male sono stato chiaro?”.
    L'intonazione aveva assunto, sul finale, una piega lievemente lugubre su un registro decisamente più basso e cavernoso. Qualcosa che faceva accapponare la pelle quanto il ghigno perverso di Freezer quando lo torturava. Vegeta sussultò nell'anima ma il suo viso non tradì emozione alcuna. Chissà chi diavolo erano questi alleati. Forse dannati degli inferi, altamente probabile. Doveva essere lesto, tuttavia, a smettere di pensare pertanto preferì parlare.
    “Cristallino direi, comunque ancora non mi hai detto come lo raggiungo” soggiunse con la praticità del guerriero che necessita di informazioni per pianificare l'attacco.
    A quelle sue parole una sorta di specchio ovale si aprì sullo sfondo nero-violaceo innanzi a lui svelando ciò che si trovava al di fuori e in particolare i pianeti dei Kaio.
    “Io posso farti uscire da questa dimensione piombandoti direttamente sul Pianeta del Gran Maestro Kaio. Da lì devi escogitare da solo il modo per avvicinare il tuo obiettivo. Sono certo che l'acume per farlo non ti manchi. Perché possa trascinarvi qui, istantaneamente, è necessario che tu lo tocchi sulla spalla ed espanda la tua aura. Ricordati che hai solo tre ore a tua disposizione. Tutto chiaro?”.
    Vegeta si limitò ad annuire brevemente mentre studiava le immagini che si intravvedevano in quella sorta di finestra dimensionale. Aveva una mezza idea di come agire. Di fatto Re Kaio del Nord non lo aveva mai visto, ne aveva solo sentito parlare dai terrestri, ma sarebbe bastato chiedere di lui nel giusto modo perché quegli stolti lo portassero sino al suo obiettivo.
    “D'accordo. Precedi, io sono pronto” disse in tono fermo e determinato preparandosi a quello che supponeva dovesse assomigliare ad una sorta di teletrasporto, tecnica che avrebbe tanto voluto fare sua.

    La sensazione di essere sradicato, letteralmente, da un luogo per essere catapultato in un altro non fu del tutto piacevole. La prima sensazione che provò fu fastidio. In effetti passare da un antro buio e cupo ad uno luminoso e pieno di colori poteva stordire un po'. Impiegò qualche istante ad orizzontarsi, era finito in una lunga distesa verde posta poco lontano da una grossa struttura formata da obelischi e alte murate. Percepiva diverse aure provenire da quel luogo ma come Katuma gli aveva anticipato non c'era traccia di quella di Kaharoth o di quel tipo che li aveva aiutati prima di quella scellerata fusione. Fu tuttavia un tizio molto alto e massiccio, dai lunghi capelli biondi e vesti decisamente strane ad avvicinarlo.
    “Salve amico, tu chi sei?” chiese quest'ultimo puntandogli in faccia uno sguardo azzurro un po' perplesso.
    Vegeta fu costretto ad alzare lo testa ma la sua innata alterigia non lo rendeva di certo “inferiore” all'altro solo per la differenza di statura.
    “Sono arrivato da poco. Provengo dalla Galassia del Nord e mi è stato detto che dovevo presentarmi a Re Kaio” si decise a dire con un sorrisetto vagamente divertito. Tutto sommato curiosare su come si era allenato Kaharoth per tutti quegli anni poteva anche essere interessante.
    Il biondo annuì brevemente concedendo un sorriso amichevole in risposta prima di spiegare “Allora siamo compagni. Io mi chiamo Olibu e provengo dalla Terra di qualche migliaio d'anni fa. Stessa Galassia per capirci” spiegò facendo cenno di seguirlo e il saiyan non se lo fece ripetere due volte evitando di replicare. Suo malgrado incuriosito gettò uno sguardo a tutti i guerrieri che si allenavano nell'ampio giardino centrale, contornato di fontanelle. Attraversata la coorte giunsero in un lungo corridoio che li immise in un secondo giardino.
    “Questo è il quartiere di tutti i guerrieri della nostra galassia, è qui che ci alleniamo. Re Kaio è il tipo dall'incarnato azzurrognolo, con le antenne sulla testa, che vedi laggiù ma non dirgli che l'ho descritto in questo modo” concluse il biondo Olibu fornendo al saiyan, di fatto, le ultime informazioni che gli servivano per identificare il suo bersaglio.
    “Ti ringrazio” ebbe la prontezza di spirito di rispondere, onde non destare sospetti, prima di avviarsi con passo deciso verso l'uomo dal buffo aspetto panciuto che tutto sembrava tranne un Dio. Gli giunse dalle spalle ma ebbe la sensazione che si fosse accorto dell'arrivo di qualcuno dal modo con il quale irrigidì i muscoli del collo, infatti subito Kaio si volse a fissarlo mentre gli occhi si dilatavano per la palese sorpresa.
    “Vegeta? Ma come?” esordì infatti con tono attonito mentre un sorriso sardonico stirava le labbra del principe.
    “Così lei sarebbe Re Kaio del Nord, in effetti ha l'aureola” fu l'ironica risposta che gli concesse mentre, senza darlo a vedere, studiava i presenti e valutava il rischio che avrebbe corso se avesse tentato di parlare con il tipo prima di agire.
    La divinità paciosa fissava allibita il saiyan non capendo minimamente come fosse possibile che non solo si trovasse lì ma avesse nuovamente un corpo. Che Re Enma ne avesse combinata un'altra delle sue senza avvertirlo?
    “Figliolo, sì sono io. Ma, non capisco. Tu dovresti essere tornato solo spirito e poi non potresti stare qui. Come ci sei arrivato?” chiese in tono cordiale pur se palesemente sorpreso.
    *Non ne hai la minima idea è? Beh, vediamo un po' come la prendi* pensò il principe tirando fuori dalla tuta la pergamena che Katuma gli aveva consegnato.
    “In effetti ho ricevuto una proposta che, come dire, non ho potuto rifiutare” rispose ironico mentre un lampo metallico attraversava le iridi del suo cupo sguardo.
    Un po' perplesso Kaio diede una scorsa alla pergamena e il suo incarnato divenne improvvisamente azzurro pallido.
    “Katuma? Lui è qui?” chiese con voce tremolante tanto che il saiyan lo fissò per un attimo serio in volto. Una divinità spaventata, come se fosse una novità lo era stato anche Kaioshin a ben vedere.
    “Sì e no. Deve venire con me. A lei la scelta se farlo con le buone o in altra maniera” soggiunse poi in tono basso senza però palesare un reale intento di attaccare.
    “Vegeta, ragazzo mio non sai in cosa ti sei andato ad invischiare. E' pericoloso. Katuma è … o Kami come spiegarti. Lui e Re Enma sono fratelli … “ iniziò a dire in tono basso ma concitato. Sapeva bene come Vegeta potesse diventare potenzialmente molto pericoloso se provocato.
    “Questo lo so, sono entrambi Demoni progenitori della morte, mi risparmi la predica” rispose sarcastico il saiyan. Si stava annoiando di quella menata. Quel barilotto azzurro non aveva qualcosa di più utile da dire?
    “Non ti darà mai ciò che ti ha promesso. Non può farlo perché va contro le leggi di questa dimensione” provò a farlo ragionare, nuovamente Kaio. Voleva metterlo in guardia ed era sinceramente spaventato dalle conseguenze del gesto che il principe pareva intenzionato a compiere.
    “Re Enma non mi pare un gran genio a sua volta. Darbula in Paradiso è forse nel rispetto della legge? Perché non purificare il suo spirito come avrebbe dovuto essere anche il mio? Qui fate tutti a modo vostro ed io mi sono … stancato” ritorse in tono duro prima di proseguire gelido “Non mi è rimasto molto tempo, intende? Per l'ultima volta, mi segue con le buone uscendo insieme a me da questo posto o devo stendere un po' di gente per convincerla?”.
    L'urgenza nella sua voce colpì la pacifica divinità. Com'era più prudente agire? Forse Katuma li stava osservando. Perché Vegeta calcava l'accento sulla fretta e sul “non poter rifiutare”? Frasi a vuoto, un tentativo di comunicare o era lui che non voleva convincersi che avesse ceduto di nuovo al male?
    - continua -

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    La trama si è sviluppata a seguito della scelta che trovate qui
     
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